lunedì 24 ottobre 2011

Musica popolare

Cosa si intende per musica popolare?

Con il termine musica popolare si intende la musica scritta con il linguaggio del popolo e pensata per il popolo, includendo comunemente, ma impropriamente, all'interno di questa dicitura anche la musica folclorica, ossia quella musica proveniente dal popolo le cui origini si perdono nella notte dei tempi, in particolarmodo per quanto riguarda il canto di tradizione orale. Spesso la musica popolare trae ispirazione dalla musica folclorica assumendone stilemi e linguaggi. Si usa spesso anche il termine proveniente dall'inglese musica folk, o semplicemente folk.

La musica popolare nel mondo.

La musica popolare tende ad essere strettamente legata (in alcuni casi in modo inseparabile) ad almeno due altri aspetti culturali di natura regionale: gli strumenti musicali con cui è eseguita e i balli che eventualmente la accompagnano. Ad esempio, la musica popolare scozzese è associata alle cornamuse e ad un tipo di danza denominata reel; quella irlandese ai violini, a particolari percussioni come il bodhran e alla giga.
Nella tradizione folclorica italiana si pensi invece al ruolo svolto in regioni diverse da strumenti come la fisarmonica, il mandolino, l'ocarina o lo scacciapensieri, oppure da balli come la tarantella, la pizzica, il saltarello.
Per quanto concerne la musica popolare, nella maggior parte dei casi, essa nasce o ha la sua principale espressione in momenti di aggregazione sociale come feste, sagre, o celebrazioni si pensi ad esempio al ballo liscio.
In altri casi, per esempio nella tradizione musicale georgiana delle Iavnana, la musica è usata come strumento curativo per guarire gli ammalati

martedì 11 ottobre 2011

excel

Modulo 1

Modulo 2

Modulo 3 - Word
http://www.cerca-manuali.it/manuale-guida/word.htm Guida per Word
http://www.tutorialpc.it/wordmenu.asp Guida per Word
http://www.youtube.com/user/NiktorTheNat#p/c/185E09B29929BC5E 19 tutorial You Tube
http://www.tutorialpc.it/wordmenu.asp Guida di base per Word
Modulo 4 – Excel
http://www.mc2elearning.com/tombola-con-excel.html Tutorial giocare a tombola con Excel
http://www.tutorial.it/materiali-di-supporto/excel-database-training/ Video lezioni su Excel
http://www.calshop.biz/excel/ Giochi fatti con Excel
Modulo 5 - Access
http://database.html.it/guide/leggi/165/guida-access/ Guide su Access
http://www.anarchia.com/manuali_gratis_access.shtml Varie guide tra cui Access
http://www.mrwebmaster.it/access/guide/guida-access/ Guide su Access
Modulo 6 – Power Point
http://www.slideshare.net/daniele.cogo/guida-alluso-di-powerpoint Giuda rapida Power Point
http://www.cerca-manuali.it/manuale-guida/powerpoint.htm Guida su Power Point
http://www.atuttascuola.it/informatica/power_point.htm Guida su Power Point
Modulo 7 – Internet

domenica 2 ottobre 2011

LA MUSICA CINESE

La musica cinese, ritenuta di origine divina e strettamente connessa alla cosmologia e all'astrologia, durante la dinastia Zhou (1122 a.C.-256 a.C.) aveva un ruolo importante all'interno delle complesse situazioni rituali cinesi: associata alla danza, essa accompagnava i cerimoniali religiosi collegati alla natura e alle tappe fondamentali della vita umana, inoltre si credeva che in cina la musica avesse un ruolo formativo per lo spirito.

Nel Liji "Memoriale dei riti", il sistema musicale cinese viene spiegato in base a 5 gradi fondamentali denominati gong (palazzo), shang (deliberazione), jiao (corno), zhi (prova), yu (ali) e viene fatto corrispondere ad altri "gruppi di cinque", fattori costitutivi e caratterizzanti la vita cosmica e umana. Così, per esempio, secondo tale sistema filosofico-musicale, la nota fondamentale gong (fa) corrisponde all’elemento terra, al punto cardinale centro, al colore giallo, al sapore dolce, al viscere cuore, al numero cinque, alla funzione imperatore ecc. Analogamente la nota shang (sol) rappresenta i ministri; la nota jiao (la) rappresenta il popolo; la nota zhi (do) e yu (re) rappresentano rispettivamente i servizi pubblici e l’insieme dei prodotti; oltre, naturalmente, a ulteriori parallelismi tra ciascuna nota e un elemento, un punto cardinale ecc.
La valenza magica attribuita ai suoni, le loro correlazioni cosmologiche e filosofiche possono spiegare certe peculiarità della musica cinese tradizionale; la sua lentezza e il suo mettere in evidenza la materialità di ciascun suono, come fonte di meditazione filosofica.
Il do, come dominante in una composizione musicale, stava a indicare che il pezzo era stato composto per cerimonie sacrificali dedicate al Cielo, mentre la nota re veniva impiegata nelle celebrazioni che riguardavano gli antenati e la primavera. Il sol poteva riferirsi soltanto a brani che concernevano la terra, mentre il la celebrava l’equinozio d’autunno, l’imperatrice e la luna.

                                                                                                                                                         WIKIPEDIA

domenica 25 settembre 2011

MUSICA AFRICANA

La musica africana, nel senso di musica originaria dell'Africa, è estremamente eterogenea, in quanto riflette la varietà etnica, culturale e linguistica del continente. L'espressione "musica africana" viene talvolta usata anche in modo più specifico per riferirsi alla musica dell'africa subsahariana, essendo la tradizione musicale del Nordafrica essenzialmente sovrapponibile a quella mediorientale. Elementi mediorientali si trovano anche nella musica dei popoli della costa est del continente, che risente anche di influenze indiane, persiane e in generale degli effetti degli scambi commerciali e culturali sull'Oceano Indiano. In ogni caso, anche all'interno di queste tre aree principali (Nordafrica, Africa subsahariana, Africa orientale) esiste una grandissima diversificazione degli stili sia della musica etnica tradizionale che della musica moderna. Quest'ultima risente praticamente ovunque (ma soprattutto nei paesi con una forte eredità coloniale) dell'influenza della musica leggera europea e statunitense. D'altra parte, la diaspora africana e il conseguente diffondersi in America ed Europa della tradizione musicale africana ha influito in modo determinante sullo sviluppo della musica leggera occidentale.

USI E COSTUMI AFRICANI

domenica 18 settembre 2011

LA STORIA DEL JAZZ

La storia del jazz, come quella di molti altri generi musicali popolari, soprattutto quelli che affondano le loro radici nella tradizione degli schiavi afroamericani (primo fra tutti il blues), è assai povera di documenti e riferimenti, in special modo per quanto riguarda le origini e i primi anni.
Le prime fonti orali sulla nascita del jazz a New Orleans risalgono ai primi anni del XX secolo mentre le prime fonti scritte al decennio successivo. il jazz fu creato dagli africani deportati negli USA e schiavizzati, che cantavano per alleggerire il lavoro. Il genere si sviluppò in modo esponenziale tra il 1915 e il 1940, diventando la musica da ballo dominante tra il 1930 e il 1940, anni in cui i brani delle big band si trovavano regolarmente ai primi posti delle classifiche. A questo periodo seguirono diversi decenni in cui il jazz si caratterizzò in maniera crescente come una musica d'arte, tipicamente afroamericana. Nel frattempo il pubblico statunitense del jazz si assottigliò, mentre la musica destava un crescente interesse in Europa e nel resto del mondo.
Questa tendenza, iniziata col movimento bebop nel 1945, raggiunse l'apice negli anni sessanta con il movimento free jazz, che mirava all'emancipazione totale del musicista.
Seguì un periodo di involuzione e di marginalizzazione che terminò negli anni ottanta, durante i quali una generazione di giovani musicisti infuse nuova vita perseguendo diverse tendenze anche in assenza di uno stile dominante: nacquero così diverse scuole di jazz europeo, uno stile main stream, che faceva riferimento al periodo postboppistico degli anni cinquanta, e diverse contaminazioni che proseguivano l'esperienza fusion arrivando ad uno stile che viene detto acid jazz o che guardavano con interesse a tradizioni musicali etniche in direzione della world music.
Anche l'industria discografica tornò ad interessarsi delle sonorità del jazz - se non della sua estetica - promuovendo vari artisti specialisti di smooth jazz, un tipo di jazz estremamente alleggerito.
La musica jazz rappresenta oggi circa il 3% della produzione musicale nordamericana,[1] ma ha seguaci in tutto il mondo.

                                                                                                                             (wikipedia)

sabato 17 settembre 2011

strumenti indiani


Il tema primario della musica indostana è la Lila. La musica carnatica è basata sempre sul concetto di raga come la musica del nord, ma differisce poiché le due sono evolute diversamente. Enfatizza le qualità vocali piuttosto che quelle degli strumenti. Temi primari sono Devi e Rama che descrivono i canti dei templi e patriottici. Purandara Dasa (1480 -1564) è noto come il padre della musica carnatica. Tyagaraja (1759 - 1847), Muthuswami Dikshitar (1776 - 1827) e Syama Sastri (1762 - 1827) sono detti la trinità della musicacarnatica. Fra le star viventi e più popolari di questo tipo di musica si ricordano D. K. Pattammal, Mangalampalli Balamuralikrishna, K. J. Yesudas, T. Sankaranarayanan e Madurai T N Seshagopalan. M. S. Subbulakshmi è stata una delle più importanti cantanti di musica carnatica. M L Vasanthakumari, G N Balasubramaniam, il Dott. S. Ramanathan, Chembai Vaidyanatha Bhagavatar, Vidwan e Gopala Pillai sono considerati i massimi interpreti dell'ultimo secolo.
La musica classica indiana è di tipo monofonico ed è quindi basata su di una singola linea melodica. Lo spettacolo di una composizione comincia con gli interpreti che escono in un ordine prestabilito: prima lo strumento solista, poi il cantante e quindi i musicisti ed i percussionisti. I musicisti cominciano l'accordatura dei loro strumenti e questo processo spesso si mescola impercettibilmente all'inizio della musica.
Gli strumenti musicali indiani usati nell'esecuzione della musica classica sono la vina (strumento antichissimo a corde pizzicate, ne esistono diversi tipi), il mridangam (percussione, India del Sud), la tabla (percussione, India del Nord), il pakhawaj (percussione, India del Nord), ilkanjira (percussione, India del Sud), il tamburo, il flauto, il sitar, il sarod (India del Nord), il gottuvadyam (tipo di vina dell'Idia del Sud), il violino(usato principalmente nel Sud), la sarangi (strumento ad arco, India del Nord), il santur (simile a un cymbalom, India del Nord) e la chitarra indiana (una modifica della chitarra occidentale che viene suonata nello stile della chitarra slide).
Suonatori di tabla, un tipo di percussione, cominciano a colpire i bordi con un mazzuolo per assicurarsi che lo strumento sia accordato con il solista. Fondamentale è il tambura (chiamato anche tanpura) che tiene il bordone. Questo compito è solitamente affidato ad un allievo del solista.
Il raga comincia con la melodia che si sviluppa gradualmente e l'esecuzione di un singolo raga può durare da una quindicina di minuti a tre ore, limite teorico dettato dal cambiamento di fase del giorno: in India le 24 ore sono suddivise in otto "spicchi" di tre ore, ognuno dei quali caratterizzato da un diverso sentimento dominante e da diversi raga che possono essere suonati in esso. Spesso i concerti di musica indostana durano interi giorni e notti, in cui numerosi musicisti e cantanti si susseguono con continuità in un flusso di musica quasi ininterrotto. L'introduzione del raga è detta alap nella musica indostana e alapana nella musica carnatica.
Nella musica indostana, una volta che l'esecuzione è iniziata, inizia a sentirsi l'articolarsi del canto in ornamenti e melismi, mentre il ritmo si velocizza gradualmente. Questa sezione è chiamata jor. Dopo il jor avviene una pausa; tutto si ferma ed il pubblico applaude. Finalmente, il percussionista comincia a suonare interagendo con il solista, eventualmente improvvisando in competizione con il solista.
Le esecuzioni di un raga nella musica carnatica sono generalmente molto più brevi. Il pezzo di apertura è chiamato varnam, ed è quasi unriscaldamento per i musicisti. Segue la richiesta di benedizione e quindi una serie di interscambi tra il ragam (melodia) e il thaalam(l'ornamentazione, equivalente al jor). Questo viene miscelato con l'inno chiamato krithi. Quindi segue il pallavi o tema del raga. I pezzi dimusica carnatica possono anche essere elaborati; essi sono composizioni famose che sono gradite soprattutto a coloro che prediligono il canto piuttosto che la musica.

Musica dell'ottocento


Nel secolo d'oro della musica classica occidentale, gli anni che vanno dal 1750 al 1850, essa si esprime in forme sempre più ricche ed elaborate, sia in campo strumentale (uno straordinario sviluppo ebbe la forma della sinfonia) che in campo operistico, sfruttando sempre più estesamente le possibilità espressive fornite dal sistema armonico e tonale costruito nei secoli passati.
All'inizio del secolo giganteggia la figura di Ludwig van Beethoven (1770-1827), che prese le mosse dall'eredità di Mozart e dei compositori classici coevi per arrivare a trasfigurare le forme musicali canoniche, soprattutto la sinfonia e la sonata, creando al contempo il concetto di musica assoluta, cioè svincolata dalle funzioni sociali cui era stata fino ad allora subordinata. Con Beethoven si assiste alla nascita della figura del compositore/artista, contrapposta a quella, in precedenza prevalente, del musicista/artigiano. Le nove sinfonie di Beethoven ebbero tale risonanza da promuovere la forma della sinfonia come la regina tra le forme musicali, al punto che molti dei musicisti che vennero dopo di lui temevano di misurarsi con essa. Ciò nonostante, compositori come Johannes BrahmsAnton Bruckner e Gustav Mahler l'affrontarono con risultati così notevoli da far parlare di "Stagione del grande sinfonismo tedesco".
In Beethoven si trovano le prime manifestazioni del romanticismo musicale, molti protagonisti del quale furono di area germanica e austriaca, come SchubertMendelssohnSchumann. A Parigi operano invece Berlioz e il polacco Chopin. Emerge in questo periodo anche la figura del musicista virtuoso, che ha in Franz Liszt e Niccolò Paganini i due esempi più famosi e celebrati.
L'Ottocento è anche il secolo della grande stagione operistica italiana, che ha come protagonisti Gioachino Rossini (1792-1868), Vincenzo Bellini (1801-1835), Gaetano Donizetti (1797-1848), Giuseppe Verdi (1813-1901) e, a cavallo del secolo seguente, Giacomo Puccini (1858-1924). La tradizione operistica italiana continua ad esaltare il ruolo del canto che, sciolto dall'eloquenza dell'opera settecentesca diviene momento lirico, pura espressione dell'anima. Nel corso del secolo tuttavia essa assorbe progressivamente aspetti dell'opera francese, da sempre attenta all'aspetto visivo e a partire dalla seconda metà del secolo legata all'estetica del naturalismo. Quanto all'orchestra, da semplice accompagnamento del canto si evolve fino a diventare, nelle opere di Puccini, un'orchestra sinfonica.
Alla fine del secolo la ricerca di nuove forme e di nuove sonorità porta alla crisi del sistema tonale, espressa nel famoso preludio del Tristano e Isotta di Richard Wagner del 1865, che contiene passaggi armonicamente enigmatici, non interpretabili alla luce delle regole in vigore in quegli anni.

sabato 4 giugno 2011

L'organetto

La fisarmonica diatonica, comunemente nota come ORGANETTO, è uno strumento musicale appartenente alla famiglia degli AEROFONI (strumenti il cui suono è generato da un flusso d'aria) di tipo MECCANICO (l'aria è prodotta da un mantice o soffietto) e provvisto di ANCE LIBERE.
L'ancia libera è una sottile linguetta di acciaio, fissata ad una estremità su una piastrina di ottone o alluminio forata in modo tale da consentire all'ancia di vibrare liberamente sotto il soffio dell'aria, producendo così il suono.
Ogni ancia è intonata su una nota musicale: la lunghezza e la larghezza della linguetta sono proporzionate all'altezza della nota. Più acuta è la nota, più piccola è l'ancia e viceversa. Le ance sono montate su intelaiature di legno (soniere) fissate all'interno di due cassettine, anch'esse di legno, dotate entrambe di tastiera.
L'organetto è caratterizzato da una tastiera melodica a bottoni, azionata dalla mano destra, estesa per 2 ottave e 1/2, nella quale le note sono ordinate per scale diatoniche (5 toni e 2 semitoni). Ad ogni bottone corrispondono due suoni differenti, secondo che il tasto sia premuto aprendo o chiudendo il mantice (sistema bitonico). Il numero dei tasti della melodia può variare, secondo il tipo di organetto, da 12 a 33, ordinati in una, due o tre file.
Lo strumento possiede una seconda tastiera più piccola, azionata dalla mano sinistra, che comprende i bassi e gli accordi (da un minimo di 2 a un massimo di 12, ordinati in due file) necessari per l'accompagnamento ritmico.
Ogni tastiera aziona una serie di valvole che consentono il passaggio dell'aria attraverso le ance e la produzione del suono. L'afflusso dell'aria alle ance è assicurato da un mantice in cartone rivestito di stoffa, che collega le due casse.
Tra i vari tipi di organetto, quelli più utilizzati nella musica tradizionale italiana sono l'organetto a 2 bassi e l'organetto a 8 bassi, pur essendo diffusi anche i tipi a 4 e a 12 bassi.




LA MUSICA NEL CINEMA

La musica è il respiro o il linguaggio dell'anima? Oppure una splendida, meravigliosa architettura di suoni ? Comunque la si voglia pensare, parlando di cinema sarebbe impossibile pensare a un film senza colonna sonora. Non a caso, ancora nell'epoca del film muto, si sentì subito l'esigenza di un pianista davanti allo schermo, spalle agli affascinati spettatori, che sottolineava con le note le scene che passavano. E non a caso, nel lontano 6 ottobre del 1927, il primo film sonoro (Warner Bros - USA ) fu " The Jazz Singer" di  Alan Crosland. Allora si trattò soltando di una rudimentale (ma per l'epoca fu un vero miracolo) sincronizzazione dell'immagine con la musica emessa da un grammofono particolare (Vitaphone)e soltanto più tardi, grazie al "Movietone" di Theodor Case della Fox, comparvero i dialoghi integrati in banda ottica alla pellicola.Se volete approfondire maggiormente questi dettagli storico-tecnici andate a questa pagina web dove il passato, il presente e anche il futuro del cinema sonoro viene spiegato con grande ricchezza di dettagli. Non poteva così mancare, fra i percorsi a tema di Cinemando, una pagina interamente dedicata all'affascinante rapporto fra il cinema e la musica. Per voi quattro sezioni diverse, con allegata filmografia ( i links dei titoli rimandano, come al solito, al database di Cinematografo.it e altri). Dal film di animazione al musical, troverete tutto sulle musiche e sui compositori, per i quali abbiamo allestito elenchi di links ai maggiori portali specializzati. Ma se avete fretta e cercate subito un compositore o un gruppo specifico, andate subito qui e lo troverete senz'altro..! Buona navigazione e...non dimenticate di cliccare sulla nota accanto ai titoli dei film !!

martedì 3 maggio 2011

teatro immagine

TEATRO IMMAGINE

Immagine Teatro include una varietà di workshop destinati a sviluppare le competenze individuali di osservazione e di interazione di gruppo cooperativo. In Teatro Immagine, il corpo è usato per creare immagini che aiutano i partecipanti a esplorare le relazioni di potere e di soluzioni di gruppo per problems.Some concreta delle botteghe più ampiamente usato nel teatro immagine repertorio include:
Cop-in-the-Head: una tecnica introspettiva utilizzato per riconoscere e confrontarsi con le forme di oppressione interiorizzata. Il seminario inizia con qualcuno raccontare una esperienza personale di oppressione, e poi va gradualmente dal particolare al generale. Alla fine, il gruppo, e non il narratore originale, è diventato il protagonista.
Rashomon: una tecnica di improvvisazione ispirata da Akira Kurosawa, regista di studio in molteplici prospettive. Viene utilizzato per evidenziare il ruolo della percezione nella creazione della "altra", ed è specificamente progettato per lo studio dei rigidi schemi di percezione che danno luogo a impressioni distorte, incomplete o sbagliate di altri, e in ultima analisi, l'odio, nel chiuso , situazioni ricorrenti.
Arcobaleno del Desiderio: viene utilizzato per riconoscere e confrontarsi con le forme di oppressione interiorizzata, e di esplorare le relazioni di potere e di soluzioni collettive a problemi concreti. Il processo inizia con un singolo che racconta una storia vera, personale di oppressione e di come lei / lui affrontato, ma non è riuscito a risolvere, il conflitto. Successivamente, i membri workshop creare scenette sulla base dello scenario appena descritto. Questa scenetta è agito più di una volta: il primo atto ricrea la storia di oppressione come è effettivamente accaduto. Gli atti successivi ricreare lo stesso scenario di oppressione, ma gli altri membri del workshop sono liberi di intervenire in qualsiasi momento l'azione drammatica di offrire o proporre soluzioni alternative per l'azione originale opprimente.

martedì 22 febbraio 2011

Sul rapporto tra immagine e musica

di Adriano Abbado
Esistono molti modi di affrontare il rapporto tra immagine e musica, intesi come arte audiovisiva autonoma. Sostanzialmente si oscilla tra autori che prediligono un approccio completamente libero ma altrettanto arbitrario, ad altri che viceversa sostengono l'uso di regole magari rigide ma precise. Come sempre sono i risultati a contare, a stabilire la validità o meno di un metodo o di un'opera. Personalmente credo che una via di mezzo sia la soluzione migliore. Da una parte infatti è difficile non lasciare spazio all'inventiva, all'accostamento libero. Dall'altra è anche vero che ciò può portare al caos, alla rappresentazione letteraria, all'effetto e alla espressione ornamentale, senza alcuno schema che dia una chiave interpretativa.
Viene spontaneo fare un'osservazione di carattere generale: la maggior parte dei vari approcci contempla in genere gli eventi esterni all'individuo, e non considera invece gli aspetti mentali, ovvero percettivi e cognitivi. I parallelismi, viceversa, oltre che nel mondo esterno, sono da ricercarsi all'interno della mente, perché è lì che di fatto vengono elaborate e colte delle similitudini tra i due mondi.
A mio modo di vedere, per una corretta impostazione della questione, si devono contemplare l'immenso territorio dell'immagine visibile e l'altrettanto vasto territorio dei suoni udibili. Ogni segno, elemento o componente visiva costituisce un "oggetto visivo", inteso nel modo più generico possibile. Similmente, un qualunque evento auditivo costituisce un "oggetto sonoro". Mi piace pensare alla corrispondenza fra due oggetti, uno sonoro e uno visivo, come due espressioni, due manifestazioni di una stessa "entità", essere super partes che emana espliciti stimoli audiovisivi. In questo senso immagine e musica, oggetti visivi e sonori, non sono altro che due diverse manifestazioni dello stesso "essere".
Da ormai molti anni considero alcune corrispondenze fondamentali fra oggetti audiovisivi astratti, e ottenuti per via sintetica: una corrispondenza spaziale, una corrispondenza d'intensità dei segnali, una corrispondenza tra forma/colore e timbro e infine una corrispondenza temporale.
Spazio. Alcuni fra i compositori più recenti prestano notevole attenzione alla disposizione degli strumenti nello spazio o al percorso spaziale che compiono i suoni. Ciò ha una sua ragione molto precisa. Infatti a livello cerebrale esiste un organo che riceve segnali dalle orecchie e dagli occhi. È il "Superior Colliculus".
Il Superior Colliculus è di fatto responsabile della collocazione spaziale di eventi sonori e visivi. In altri termini esiste una mappatura fra la posizione di un segnale e le cellule deputate al suo trattamento. Le medesime cellule sono attive, sia che si tratti di uno stimolo uditivo sia che si tratti di uno stimolo visivo. Inoltre, se dallo stesso punto nello spazio vengono percepiti due segnali, uno visivo e uno sonoro, lo stesso gruppo di cellule reagirà con maggiore intensità. Ciò significa che la percezione spaziale degli eventi audiovisivi ha una base oggettiva da cui partire.
Occorre però sottolineare che la sensibilità dell'orecchio agli spostamenti spaziali è inferiore a quella relativa alla frequenza o all'intensità del suono, ed è comunque inferiore a quella dell’occhio. Inoltre, nell'ambito della percezione spaziale del suono, gli spostamenti laterali sono più facilmente percepiti di quelli verticali, e sono comunque funzione del tipo di suono. Più precisamente un suono è meglio connotato e individuabile spazialmente se il suo spettro contiene molte alte frequenze.
Una conseguenza di ciò è che la dimensione degli oggetti visivi dipende dal contenuto spettrale del suono associato, nel senso che un suono sostanzialmente basso sarà associato a un oggetto visivo di grandi dimensioni e viceversa, proprio perchè un suono basso non ha un precisa posizione nello spazio ma è in qualche modo diffuso, mentre un suono acuto è piccolo proprio perchè le onde che lo compongono sono di piccole dimensioni.
Intensità. Una seconda associazione è data dall'intensità delle due manifestazioni. Intensità di segnali comparata all'assenza di segnali, ovvero al rumore di fondo. Quindi ciò che conta è il contrasto fra oggetto e background, siano essi visivi o sonori. Naturalmente esistono situazioni in cui non è possibile discernere in modo chiaro un oggetto e il suo background, in alcuni casi c'è una fusione totale.
Forma/colore e timbro. Un oggetto astratto, sia visivo sia sonoro, è per sua natura di difficile definizione. Non essendoci una nomenclatura precisa, né tantomeno un metodo di scrittura standardizzato, si fa talvolta ricorso a vocaboli presi in prestito da altre discipline. Ciò vale sia nel campo dell'immagine sia in campo musicale. Per esempio si può dire di un suono che è "brillante". Immaginiamo di voler visualizzare un suono del genere. Al di là della sua posizione nello spazio, si potrà utilizzare un oggetto evidentemente luminescente, come se avesse una sua luminosità intrinseca, fenomeno ancora più evidente se sono presenti altri oggetti non brillanti. Ma quale è la forma di tale oggetto? Supponiamo per un istante di considerare il suo opposto, un suono "non brillante". Tale suono di fatto è un suono che non ha, all'interno del suo spettro, frequenze alte, è appiattito a tale livello. Seguendo la corrispondenza con le forme, un oggetto senza alte frequenze (frequenze spaziali) è una forma con pochi dettagli, che si potrebbe quindi visualizzare con una texture con delle transizioni morbide al suo interno. Al contrario, un suono brillante può essere rappresentato con una texture ricca di dettagli, di piccoli segni. Che dire però della forma vera e propria, cioè del contorno, ma anche della distribuzione dei pesi, delle attrazioni? Qui può giocare un ruolo fondamentale la geometria dell'oggetto, della forma stessa. È dimostrabile che una curva che abbia una continuità è associabile a una bassa frequenza angolare, mentre al contrario un contorno ricco di spigoli presenti una frequenza maggiore. Nel primo caso si tratta di una forma curveggiante, ovvero che presenta una tensione verso la sfera, cioè una forma senza spigoli. Nel secondo caso invece si tratterà di una forma che tende all'aculeo. Un suono brillante sarà quindi un oggetto con molti dettagli e almeno in parte spigoloso, e che avrà comunque una sua "acutezza". Anche in questo caso, il termine acuto ha una valenza doppia, sonora, ma anche angolare.
Va peraltro considerato il fatto che ogni valutazione deve tenere conto anche della scala degli oggetti, a scale diverse cambia la percezione dell'angolarità di un oggetto, basta pensare a quanto succede se si effettua uno zoom su quella forma. Continuando su questa strada, a mio avviso il concetto di oggetto comprende sia la forma sia la sua apparenza visiva, intendendo per questa il colore, la texture e tutto quanto concorre al suo aspetto al di là della forma. Di conseguenza dal punto di vista dell'apparenza visiva un suono non brillante sarà rappresentato con un colore e una texture grosso modo uniformi. In qualche modo quindi si stabilisce una corrispondenza tale per cui un suono con molti acuti è rappresentato da un oggetto spigoloso e con molti dettagli e viceversa. Naturalmente è vero anche il contrario, ossia un oggetto con alte frequenze spaziali è rappresentato da un suono acuto. Viene quindi considerata una sorta di coerenza tra la forma e il colore/texture dell'oggetto visivo. È anche possibile mediare fra i due aspetti e generare un oggetto spigoloso, ad esempio, ma con pochi dettagli di texture, o viceversa.
Tempo. Un altro fattore importante è dato dall'evoluzione temporale degli eventi audiovisivi. Per sua natura il suono, nella quasi totalità dei casi, varia nel tempo, cioè il suo contenuto spettrale non è fisso ma dinamico. Tale dinamismo può essere controllato nel suo andamento nel tempo. L'oggetto visivo, conseguentemente, avrà anch'esso un suo sviluppo temporale parallelo. In altri termini la sua rappresentazione cambia. Ciò può essere ottenuto sia variando la forma, sia modificando la sua apparenza visiva, sia ruotandolo, in modo da far apparire nuovi aspetti, nuove facce.
Tuttavia, per quanto sia interessante dimostrare una qualsivoglia correlazione, è per me importante sottolineare come tali considerazioni vengano fatte a posteriori, come per razionalizzare una scelta che invece avviene in prima istanza in modo intuitivo. È infatti parte del senso comunque attribuire un’idea di morbidezza a una forma tondeggiante, mentre una forma angolosa suggerirà una maggiore asperità. Questo porta a considerare, sempre intuitivamente, delle "superclassi binarie", caldo/freddo, basso/acuto e così via, che in qualche modo fanno parte del patrimonio cognitivo di ogni persona. A simili conclusioni era peraltro arrivato nientemeno che Wassily Kandinsky, nel suo famoso Della spiritualità nell'arte.
È comunque molto difficile stabilire una relazione totalmente precisa e univoca fra i due mondi. È difficile, almeno a priori, definire se un certo suono è rappresentato, per esempio, da una forma con n spigoli o n+1 spigoli o da un certo colore o da una sfumatura di esso. Del resto, anche un suono presenta una sorta di latitudine di variazione delle sue componenti spettrali, cioè se la componente x è 10.200 Hz anziché 10.300 non molto cambia. Quel che conta è l'effetto globale, sia in campo sonoro che visivo, anche se ciò contrasta con la definizione di regole precise.
Un aiuto alla definizione degli oggetti viene dagli attributi metaforici usati nel linguaggio comune, come appunto brillante, luminoso, ottuso, metallico e così via. Infatti, in mancanza di una definizione precisa di un suono elettronico (ovvero di un modello mentale preciso come può essere per esempio il violino per il suono del violino), è a mio parere molto utile poter definire i suoni utilizzando il linguaggio naturale. Del resto altri attributi del mondo musicale sono presi in prestito da altri ambienti, per cui si parla di Allegro, Presto e così via. Estendendo questo approccio, è appunto possibile definire dei suoni in base alle loro caratteristiche globali, ai loro attributi. Ovviamente una tale definizione presenta molte ambiguità, non è sempre chiaro per esempio quale sia un suono metallico, e in questo senso una serie di esempi possono contribuire a meglio definire quanto l'autore intende. Quindi l'uso di metafore, intrinsecamente ambigue, nel campo audiovisivo può costituire un potente strumento di creazione, purché si basi su un apparatus preesistente di esempi.
In altri termini quel che si propone è un doppio processo. Dapprima la creazione di una serie nutrita di esempi di correlazioni che un autore trova interessanti, comprensive magari di un punteggio che indichi la validità della associazione. In secondo luogo la realizzazione di un sistema automatico che, basandosi sulla conoscenza che il programma ha degli oggetti audiovisivi, (ovvero della geometria e l'apparenza degli oggetti, del contenuto spettrale dei suoni, della loro posizione e così via), possa generare degli oggetti audiovisivi coerenti. Un tale sistema digitale potrà inoltre apprendere da esempi successivi, perfezionandosi ulteriormente.
Una volta costituite delle associazioni, rimane il problema di come assemblarle per ottenere una vera composizione, una opera completa. È evidente che la sola definizione di corrispondenze, per quanto valide, non può certo costituire un'opera d'arte. Semplicemente in questo modo viene creato un alfabeto audiovisivo, che diventa il punto di partenza per successive elaborazioni. In questo senso credo sia interessante prendere a prestito linguaggi appartenenti a un dominio e applicarli a un altro. Per esempio, dati una serie di oggetti sonori associati a oggetti visivi, può essere interessante comporli e assemblarli non ascoltandoli, come avviene normalmente, ma basandosi solo sul loro aspetto visivo, utilizzando quindi il linguaggio visivo, proprio delle animazioni.
Sarà infine importante creare un'opera audiovisiva che tenga in considerazione il diverso livello di attenzione che i vari eventi generano nelle menti degli spettatori, in modo tale che il risultato finale non faccia prevalere un'espressione rispetto a un'altra, ma sia viceversa equilibrato.
                     
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